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    Fine partita dei partiti

    Vittorio Feltri, Il Giornale, 31 XII 2013.

    Cari partiti, buona morte a tutti.

    La fiducia nelle istituzioni è crollata: i partiti si sono irrimediabilmente sputtanati e difficilmente torneranno in auge.

    Oddio, i sondaggi. Fanno paura perché non dico­no la verità, ma quasi. Quello commentato da Ilvo Dia­manti, uscito ieri sulla Repub­blica, fa venire i brividi oppure fa ridere, dipende dai punti di vi­sta.

    I dati sorprendono comun­que soltanto chi viva all’estero o non si accorga di vivere. La fi­ducia nelle istituzioni è crolla­ta, ammesso e non concesso che in passato fosse alta. All’ulti­mo posto della graduatoria ci sono i partiti, di cui si fidano sol­tanto 5 italiani su 100. Lo sape­vamo già. Ma trovarcelo scritto nero su bianco fa un certo effet­to. Significa che i partiti si sono irrimediabilmente sputtanati e che difficilmente torneranno in auge. Non rappresentano il popolo. Il quale si aggrap­pa ad altro pur di non anne­gare nella disperazio­ne: per esempio alle forze dell’ordine, un tempo vituperate e ora considerate affidabili. So­no in vetta alla classifica con il 70 per cento dei consensi.

    Polizia e carabinieri sono più amati della magistratura, la quale raccoglie a malapena un 39 per cento di estimatori. La Chiesa è in risalita direi vertigi­nosa: 54 per cento. Papa Bergo­glio incide parecchio, suppo­niamo, visto che,da quando c’è lui sul trono che fu di Pietro, le azioni del cattolicesimo sono in costante crescita. Il nuovo pontefice parla come mangia e ciò basta a rinfrancare lo spiritodei fedeli: le sue parole sempli­ci esprimono concetti elemen­tari e vanno dritte al cuore della gente, generano speranza e consolazione. Da tempo i cre­denti non erano in sintonia con le gerarchie, accusate di pensa­re a se stesse più che alla massa dei credenti. La svolta di France­sco riempie piazza San Pietro e non solo: a Roma giungono ogni giorno migliaia di cristiani provenienti da tutto il mondo. Gli esercenti romani esultano: le loro casse si riempiono di sol­di più che di misericordia, ma è noto che il denaro è una benedi­zi­one e contribuisce a rinforza­re la speranza che la Chiesa sia davvero una salvezza degli affa­ri, oltre che dell’anima. Il suc­cesso della religione dipende da molti fattori, tra cui, non ulti­ma, la convenienza.
    Meraviglia assai che la scuola occupi un posto importante nella considerazione generale: il 51 per cento dei cittadini è convinto che essa funzioni e ga­rantisca un futuro a chi la fre­quenta. Illusione? Forse. Ma è un fatto che all’istruzione pub­blica – nonostante le riforme sbagliate e le controriforme sba­glia­tissime dalle quali è stata fu­nestata – sia ancora attribuita una funzione di guida per i gio­vani.
    Il presidente della Repubbli­ca mantiene una solida posizio­ne- il 49 per cento degli applau­si – pur essendo in crisi rispetto allo scorso anno, quando gode­va d­el 54 per cento degli apprez­zamenti.
    A questo punto occorre rile­vare che la percentuale dei tifo­si dell’Europa è drasticamente calata: nel 2012 era del 43,5, adesso è del 32,3. Si tratta prati­camente di un crollo. Motivo? Quasi tutti gli italiani si sono ac­corti che Bruxelles è artefice di imbrogli a getto continuo. Chie­de sacrifici e tasse in misura enorme e, in cambio, non ci dà nulla se non ordini perentori che non siamo in grado di ese­guire. Versiamo alla Ue un tri­buto pazzesco senza ricevere al­cun favore. Abbiamo sganciato miliardi per salvare le banche spagnole e queste sono venute qui a comprare i nostri telefoni.
    La Gran Bretagna consegna ai burocrati europei meno de­naro di noi ed è ossequiata. L’euro ci ha rovinati. Lo abbia­mo scambiato a 1.936 lire. La Germania lo ha pagato 1 marco (1.300 lire dell’epoca). E poi ci domandiamo perché non reg­giamo alla concorrenza (sui mercati internazionali) dei pro­dotti tognini? Di tutto ciò i con­naz­ionali si sono finalmente re­si conto e non sono più disposti a bere l’amaro calice.

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