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    28/02/2025

    Ambasciatori della fame

    Laura Ciarti, Formiche.net, 17 III 2021

    Occhio che il ceto medio non c’è più. Parola di Ipsos

    Il rapporto 2021 parla metaforicamente della “danza immobile di un Pase al bivio” e come ogni anno prova a decodificare i mu- tamenti  in corso attraverso i valori, i comportamenti, le trasfor- mazioni dei singoli individui e della società nel suo complesso.

    *

    La pandemia ha determinato il crollo del ceto medio, dal 40 per cento pre Covid al 27% di oggi. E la tensione sociale cova, a livelli estremamente pericolosi. Lo rivela il Rapporto Ipsos-Flair. Lo smottamento del ceto medio, passato da quasi il 40% del pre-pandemia al 27% di oggi; la crescita della tensione sociale, che cova sotto la cenere ma che intanto è salita al 73% e potrebbe esplodere da un momento all’altro; il dato che le donne sono il vero (e non riconosciuto) sistema di welfare italiano (61% contro il 21%); la paura (28%) e l`attesa (33%) sono i due sentimenti dominanti del momento, seguiti da altre due pulsioni negative come delusione (24%) e tristezza (22%); la rabbia ribolle nel 13% delle persone, mentre serenità, dinamismo e passione animano, ciascuna, il 5% dell’opinione pubblica.

    Il rapporto 2021 parla metaforicamente della “danza immobile di un Pase al bivio” e come ogni anno prova a decodificare i mutamenti in corso attraverso i valori, i comportamenti, le trasformazioni dei singoli individui e della società italiana nel suo complesso. Secondo Pagnoncelli, presidente di Ipsos, “l’Italia è un Paese ambiguo sul da farsi, incompleto nella sua capacità di agire, avvolto, come in un eterno ossimoro, in una danza immobile, in cui i personaggi in scena lottano per le proprie maschere”. Molti dei danni collaterali del Covid si cominciamo a intravvedere, ma non si riesce ancora a pesarne fino in fondo la portata. E il rapporto infatti ci sfida su questa incertezza, perché non sappiamo quando, se e come finirà la pandemia. Non sappiamo ancora il reale impatto economico, tantomeno quello di lungo periodo: quanti saranno i nuovi disoccupati, quanti professionisti commercianti, operatori turistici o piccoli imprenditori perderanno la propria impresa o attività. Non si riesce a definire in tutte le sue sfaccettature, la dimensione dei danni arrecati al sapere, alla formazione delle future classi dirigenti, né riusciamo a quantificare gli effetti futuri sui comportamenti sociali, culturali e sui consumi.

    Per il presidente Treu, “Lo scenario delineato dal Rapporto Ipsos, che è emerso anche dai documenti presentati dal Cnel negli ultimi mesi al Parlamento e al Governo, ci obbliga a correre e recuperare il tempo perduto. Milioni di imprenditori e lavoratori, soprattutto donne e giovani, aspettano risposte che tardano ad arrivare. Le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia sono più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedono quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana affinché la transizione epocale in atto sia effettivamente giusta e non si limiti a innovare nelle scelte della economia, ma sappia aiutare le persone a sostenere l`impatto delle novità economiche e tecnologiche e a beneficiarne”.

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