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    Lo Stato avvoltoio

    La Repubblica, 23 XI 2017

    Tasse, Italia al sesto posto nell’area Ocse per pressione fiscale

    Sesti su trentacinque Paesi. L’Italia conferma un primato non proprio lusinghiero nella classifica Ocse dei Paesi con la più alta pressione fiscale. Il nostro Paese mantiene il posizionamento dello scorso anno, con un livello al 42,9% sul Pil nel 2016, seppur in lieve calo di quattro decimi di punto rispetto al 2015.

    L’Italia si posiziona sotto soltanto a Danimarca (45,9%), Francia (45,3%), Belgio (44,2%), FInlandia (44,1%) e  Svezia (44,1%) e davanti all’Austria (39,4%). [Tutti paesi dove la qualità dei servizi pubblici non è nemmeno paragonabile a quella italiana – NdS]

    I 35 Paesi Ocse registrano una tassazione media in rialzo del 34,3%, contro il 34% del 2015, non lontana dal 33,9% del 2000. L’Italia resta tra i sette Paesi Ocse con una pressione fiscale sopra il 40%, ma registra una flessione rispetto al 2015 e scende anche sotto la media del 2000, che era del 44,1%. Il livello di tassazione più basso il nostro Paese lo ha raggiunto nel 2005, con una pressione fiscale del 39,1%. I Paesi con la tassazione complessiva più bassa sono il Messico (17,2%), il Cile (20,4%), l’Irlanda (23%), la Turchia (25,5%) e gli Stati Uniti.

    La struttura fiscale dell’Italia, nota l’Ocse, è caratterizzata da un alto livello di tasse sul reddito, pari al 26% sul totale delle entrate nel 2015, contro il 24,4% della media Osce. Anche il peso dei contributi sociali è in Italia è molto alto (30,1% contro il 25,8% della media Ocse), mentre è basso il peso delle tasse sul reddito delle società, che è al 4,7%, contro l’8,9% della media Ocse. Le tasse sulle proprietà immobiliari in Italia pesano il 6,5%, contro il 5%,8 della media Ocse, mentre le imposte indirette, che l’Ocse calcola come tasse sul valore aggiunto e altre imposte sui consumi, pesano in Italia rispettivamente 14,2% e del 131%, contro il 20% e il 12,4% della media Ocse.

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